Un saggio popolare recita che “per combattere un nemico bisogna prima conoscerlo e, nel caso in cui non si riesca a sconfiggerlo, diventarne alleati

Se l’ansia contenuta entro livelli moderati può funzionare da  ”ammortizzatore delle  nostre emozioni”, quando arriva a proporzioni elevate può avere effetti invalidanti. Partiamo da alcune premesse;

Il panico NON E’:
un segno di malattia organica
un segno di follia
un tipo di carattere
una simulazione
una paura o un imbarazzo di fronte agli altri

L’attacco di panico è una crisi d’ansia, molto intensa e per lo più di breve durata, caratterizzata da sintomi fisici marcati e preminenti, accompagnati da profondo disagio e da peculiari sensazioni. In questo senso il panico si distingue da altre forme di ansia, il cui malessere è meno intenso, più prolungato e legato a fattori stressanti.
Inoltre una caratteristica che sconcerta è l’ imprevedilità, la crisi si scatena in situazioni di tranquillità e senza causa apparente. Sul primo attacco di panico solitamente si innesca un circolo vizioso in cui la paura rinforza la paura stessa di avere un nuovo episodio di panico.

Il ritratto del DAP  –  Disturbo da Attacco di Panico

–  Nel disturbo da attacco di panico si prova una intensa e acuta paura di morire
– La persona è in apparenza sana: non si presentano avvisaglie del distrurbo
– Gli attacchi di panico sono spesso spontanei, ossia non legati a situazioni ansiogene, e talvolta situazionali, ossia legati a situazioni ansiogene
– L’esordio avviene sovente con la comparsa un attacco maggiore di notevole intensità durante situazioni di routine,      a volte durante situazioni accidentali come gravi incidenti, morte improvvisa di persone care; altre volte in       condizioni fisiologiche particolari quali post-partum, ipertiroidismo, stati di dipendenza da sostanze stupefacenti.
– La fase parossistica è sempre presente anche in un contesto di aspettativa ansiosa.
– Il ripresentarsi degli attacchi non segue regole precise (in media se ne hanno 2-4 per settimana)
– L’ansia anticipatoria è lo stato di allerta in cui vive il soggetto per il timore che le crisi si ripetano. L’ansia anticipatoria dura più a lungo dell’attacco di panico ed è controllabile con l’allontanamento della situazione temuta.
– La durata degli attacchi è variabile, da pochi secondi ad un massimo di mezz’ora/un’ora.
– La persona si sente in uno stato di grande smarrimento, di paura per la propria persona e d’impotenza.
– La fase postcritica è prolungata (a volte di molte ore) e durante questo periodo si può avere difficoltà nella deambulazione, astenia, vertigini.
– L’evoluzione tipica del DAP è: attacchi di panico di varia frequenza e intensità, successiva e graduale strutturazione dell’ansia anticipatoria, richiesta di aiuto, preoccupazioni ipocondriache, evitamento fobico.
– La depressione e la dipendenza da sostanze e/o alcol sono manifestazioni non costanti.
– I sintomi neurovegetativi e psicosensoriali associati a quelli comportamentali e cognitivi cambiano per frequenza e  gravità.

La terapia per essere efficace deve combinare l’intervento rivolto alla scomparsa del sintomo con quello volto a favorire la consapevolezza del paziente riguardo agli eventuali episodi critici della sua vita e la sua convivenza con i propri stati d’animo. Nel Disturbo da Attacco di Panico possiamo dire che gli aspetti genetico-costituzionali, la cultura, l’insieme delle esperienze individuali si compenetrano in un tutto inscindibile. Pertanto per quanto riguarda l’Attacco di Panico di è rivelato molto efficace un approccio integrato che combina tecniche cognitivo-comportamentali e tecniche strategico-costruttive.